Un granello di senapa…
19 Agosto 2016
È addirittura il Vangelo a citare, attraverso le parole di Gesù in una parabola, il granello di senapa (che noi chiamiamo senape), piccolo ma potentissimo, capace di trasformarsi in una grande pianta.
Nel corso dei millenni, l’uomo ha continuato a usare il seme di questa pianta della famiglia delle brassicacee, conosciuta nelle varietà bruna, gialla e nera.
Il preparato a base di senape viene chiamato “mostarda”, dal latino mustum ardens, ossia mosto che arde.
Il consumatore italiano, però, intende con mostarda un altro genere di prodotto, ossia – tra le tante versioni – pezzi di frutta aromatizzati con senape, nella proposta sia cremonese che vicentina; oppure un prodotto a base di mosto d’uva, tipico del sud.
La senape intesa come salsa ha più territori di provenienza: famosa è quella inglese (la più forte), ma altrettanto famosa è quella francese, nelle versioni di Digione (con senape bruna) o di Bordeaux (più dolce).
Tipicamente, però, la senape è associata al consumo di wurstel e salsicce: il merito è della tradizione gastronomica tedesca, che ha saputo vendere commercialmente questi prodotti in accoppiata inscindibile. La senape tedesca contiene anche zucchero, miele e aceto ed è base di semi della varietà nera o bruna.
Importante è ricordare che l’aroma che la senape sprigiona è molto volatile: attenzione dunque a chiudere ermeticamente i vasetti che la contengono, e a tenerli sempre lontano dalla luce.
La senape è molto versatile è può essere usata anche per accompagnare la carne rossa e la selvaggina (e ovviamente gli hot dog, in perfetto stile americano), ma anche i formaggi aciduli; in un caso smorza il gusto molto forte della portata, nel secondo caso lo esalta. Diluita con yogurt magro e aceto può diventare un condimento delicato anche per le insalate di pollo o di uova.
Ultimissima curiosità: la senape è parente strettissima del cavolo (sono infatti parte della stessa famiglia), forse è per questo che i loro gusti si combinano così bene insieme.
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