Mancano camerieri… aiuto!
12 Ottobre 2017
Qualche giorno fa, durante una trasmissione televisiva, è stato intervistato uno chef stellato che ha scelto di aprire il proprio ristorante in una zona tranquilla del Piemonte. Intervista molto interessante e coinvolgente: è sempre un piacere ascoltare professionisti che sanno trasmettere la passione per il proprio mestiere. Lo chef, a conclusione di chiacchierata, ha cambiato tono e lanciato letteralmente un allarme: “Aiutateci a trovare camerieri seri, giovani, motivati. Non ce ne sono”.
Come è possibile?
Stiamo parlando dell’Italia?
Quel Paese con un alto tasso di disoccupazione e giovani che volano all’estero perché qui non ci sono opportunità lavorative?
Qualcosa non funziona: o lo chef è burbero e quindi nessuno si presenta ai suoi colloqui, oppure davvero i ragazzi non scelgono, se non in modo limitato, la professione di cameriere.
Eppure, stiamo parlando di una professione gratificante, che può essere svolta anche in location di estremo prestigio; che consente di girare il mondo, di conoscere persone, osservare i trend. Certo, è un lavoro che richiede grandi sacrifici. Quando le persone sono riunite in famiglia per le feste, il cameriere lavora (così come lo chef, gli addetti alla cucina, i panettieri…); alla sera, al posto di pizza e cinema… lavora. La mattina è invece a casa, ma magari a casa non c’è nessuno, perché tutti sono o a scuola o al lavoro.
Non si può pensare che la colpa di questo scostamento tra domanda e offerta si da attribuire solo alla pigrizia dei giovani, alla loro voglia di fare subito carriera e di non iniziare una gavetta lunga e faticosa. Evidentemente il sistema scolastico non sta recependo le istanze del settore della ristorazione.
E così nei bar e nei ristoranti si ritrovano persone non preparate, che provano a fare un mestiere per il quale non hanno studiato, con risultati deludenti per tutti: per se stessi (difficile avere dei riferimenti sul modo corretto di effettuare un servizio, se non si hanno modelli davanti da cui imparare); per i clienti (che notano pressapochismo e si infastidiscono); per gli imprenditori (che vorrebbero personale di eccellenza, ma fanno fatica a reperirlo, dunque rinunciano).
Se la scuola non è pronta, i corsi professionali non altezza, spetta comunque all’imprenditore aiutare il proprio personale, anche formarlo, seguirlo, “plasmarlo” a seconda della specificità del locale. L’imprenditore avveduto farà tutto questo aggiungendo anche uno stipendio adeguato. Altrimenti, una volta formato, il dipendente troverà un luogo maggiormente interessante, con compenso maggiormente interessante.
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