Impariamo da Nike a conoscere il cliente
13 Marzo 2017
È vero, il management di Nike non si deve occupare di controllare la catena del freddo o verificare l’andamento dei consumi di prodotti gluten free. Deve però anch’esso, pur vendendo footwear, osservare ciò che succede nella testa del suo cliente. Ma come si può fare, tra una scarpa, una suola e un paio di stringhe? Chi si pone questo quesito è ancora lontano dal comprendere che siamo già tutti immersi nella tecnologia, che ci consente di recuperare, del nostro cliente-consumatore, una miriade di informazioni. E questo vale sia per Nike che, in modi diversi, per l’operatore dell’Horeca. Nel primo caso, Nike ha la possibilità di conoscere come si comporta il suo consumatore attraverso la app Nike+, che registra le attività, gli allenamenti e le performance. Basandosi su questi dati, può iniziare a studiare soluzioni sempre più personalizzate sulla base dello sport, dei tempi, dei materiali necessari e così via. Questo è il motivo per cui Mark Parker, co-president di Nike, ha coniato il termine “personalized performance”. Si tratta di un cambio di prospettiva importante: prima, attraverso i dati raccolti, si stilavano analisi prospettiche orizzontali, per scenari “macro”. Adesso si può arrivare al dettaglio, per supportare il singolo cliente.
E noi, quali suggerimenti possiamo cogliere, da replicare nel nostro locale italiano? Per esempio che i Social ci permettono di entrare in contatto con i clienti, di proporre loro nuovi servizi o prodotti e di ricevere anche un feedback positivo o negativo. Che le newsletter possono essere personalizzate a seconda della relazione che il consumatore ha costruito con il nostro locale. Che, soprattutto, non dobbiamo avere paura della tecnologia e, anzi, la possiamo usare a nostro favore, arrivando a livelli di profondità di analisi dei comportamenti sino ad oggi nemmeno immaginati. (foto, fonte: Nike.com)