Il Vino della messa – parte 2
8 Novembre 2017
Prosegue il racconto di Rodolfo Vettorello: chi sta bevendo di nascosto il vino destinato alla messa?
Ma dopo qualche tempo accadde che le damigianette destinate allo scopo sacro, invece che a ritmo mensile, arrivassero alla sagrestia con frequenza sempre crescente.
La cosa cominciò a mettere in sospetto il daziere che, proprio per il suo zelo eccessivo, si sentì obbligato a parlarne al prete. L’idea di Sesto era che il sacerdote, dietro la sua aria ascetica, nascondesse la seconda natura di avvinazzato cronico. La cosa non era insolita in questa zona della marca trevigiana, dove se ti fermi in un qualsiasi casolare a chiedere un bicchiere d’acqua, ti guardano come fossi un marziano e ti portano un boccale di bianco, se è mattina e rigorosamente di rosso dopo le dodici.
Il discorso con il prete fu molto imbarazzante perché Sesto non voleva naturalmente far trasparire il suo sospetto. Il prete da parte sua finse di non capire di essere il massimo indiziato e si riservò di fare una sua piccola indagine interna a carico della perpetua e del sagrestano.
La cosa aveva fin dall’inizio il carattere di un giallo, perché la perpetua era una vecchia donna rinsecchita e talmente esangue da sembrare la morte improvvisa e con la sua aria sembrava non aver mai avvicinato un bicchiere di vino.
Il sagrestano poi, quando era stato assunto, circa un anno prima, si era premurato di precisare nelle sue referenze di essere astemio. Questa qualità era particolarmente apprezzata nella zona, dove anche ai bambini in fasce veniva consentita una ciucciatina di rosso dal fondo del bicchiere dei genitori.
Come procedere dunque?
Il prete non sapeva bene come fare. A tavola provò a provocare il sagrestano per vedere se avrebbe accettato un goccio di vino. Il sagrestano si schermì dicendo che non avrebbe mai cominciato a bere alla sua età, dopo una vita di sobrietà. Della perpetua meglio non parlare.
Certo ci si possono mettere anche i folletti dispettosi. In tutto il Veneto scorrazzano dopo il crepuscolo degli elfi particolari, dei piccoli diavoli che qui chiamano “mazarol”. Il prete non poteva escludere che un simile essere avesse preso a frequentare la sua cantina. Il primo provvedimento che prese fu importante.
(prosegue domani!)