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RistopiùNews - Notizie dal mondo della ristorazione a cura di Ristopiù Lombardia SpA

Notizie dal mondo della ristorazione a cura di Ristopiù Lombardia SpA

Il Vino della messa – parte 1


A partire da oggi e per i prossimi tre giorni, RistopiùNews pubblica, per gentilissima concessione dell’autore, il racconto breve “Il vino della messa”, di Rodolfo Vettorello.

Un piccolo comune presso Vittorio Veneto. Lungo la ripida strada che porta al Cansiglio. Era qui che faceva servizio come daziere, Sesto. Il paesino era tranquillo e la gente ospitale e questo giovanotto bruno con l’aria e i modi di un carabiniere del sud era riuscito a integrarsi malgrado il suo rigore e la sua severità. Non era stato facile per uno come lui che considerava il suo, più che un lavoro, una missione.

In nome di questa missione riteneva suo dovere reprimere, con i modi che gli erano consentiti, qualsiasi tentativo di frode a carico dell’erario.

Inseguiva perfino con eccesso di zelo i piccoli commercianti e le loro marachelle. Cercava di stanare i macellai che macellavano clandestinamente, per non dover pagare dazio, qualche agnello o maiale. Sorvegliava le vendemmie perché da un bigoncio carico d’uva non dovessero uscire, per merito di un’aggiunta di acqua e di zucchero, due bigonci di vino.

Il suo zelo aveva riscosso l’attenzione del sindaco e dei notabili del paese, come il farmacista, il medico e il geometra. L’approvazione degli altri era venuta piano piano, in considerazione della nobilità degli intenti.

Ora accadeva che il solo consumo alimentare che non era soggetto, per legge, ad alcuna gabella daziaria, era il vino della messa. Non aveva mai indagato sull’argomento, ma forse si trattava di una norma che derivava direttamente dal concordato. Ma che importa, si trattava di una norma di legge e tanto gli bastava.

Tutti sanno che il vino della messa é per definizione della migliore qualità. Sicuramente non adulterato né trattato con prodotti conservanti come i bisolfiti che impediscono l’acidificazione. Tutti sanno anche quale sia il reale consumo durante la messa e poiché di chiese nel paese ce n’era solo una, si potevano fare in fretta i conti su quanto vino, tasse-esenti, potesse occorrere per un mese.

Un produttore del posto provvedeva a fornire una piccola damigiana al parroco. Il vino era quello di un poggio particolare, giù a valle, orientato a mezzogiorno. Poggio celebrato per dare il miglior prodotto della zona. Sesto sapeva che la piccola damigiana era destinata a fornire non solo l’ampolla del tabernacolo, ma anche il bicchiere della mensa del sacerdote e chiudeva doverosamente un occhio sulla quantità esentata da imposta.

(prosegue domani!)

 

 

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