Gastrofisica, così si conquista il cliente
18 Maggio 2017
Giuseppe Arditi – Se pensate che preparare la tavola per il pranzo significhi mettere tovaglietta di carta, posate e tovagliolo, state agendo correttamente (il cliente non può mangiare con le mani…), ma non in maniera perfetta. Soprattutto, vi state dimenticando di un’arma che avete sotto mano, potentissima (e che state lasciando nel cassetto): la mente, manipolabile in senso buono, del vostro consumatore. Con la gastrofisica.
Un curioso professore di Oxford, Charles Spence, docente di psicologia sperimentale, ha infatti scoperto che la soddisfazione delle persone, di fronte al cibo, passa attraverso la musica, l’arredamento, la tipologia delle posate, i colori. In pratica, i cinque sensi sono coinvolti nel processo di scelta, quando si parla di cibo. Sapere come la mente viene condizionata può aiutare a indirizzare il cliente verso un cibo invece che un altro, farlo sentire felice, oppure divertito, sempre durante l’esperienza del pranzo o della cena.
Qualche esempio: la musica classica dà la sensazione di un luogo elegante e raccolto (e aumenta la predisposizione alla spesa). Posate “pesanti” danno l’idea che si stia consumando qualcosa di veramente prezioso; bicchieri personalizzati danno l’idea di un locale pieno di attenzioni, che personalizza all’estremo la relazione con i clienti.
La gastrofisica, questo il nome ideato dal professore, lavora molto sul buon senso, ma anche su percezioni che spesso ci sfuggono. O meglio: a volte ci sfugge il fatto che niente accade per caso. Che ogni nostra azione e scelta, anche riferita al locale, ha delle conseguenze. Mangiare seduti su una sedia comoda non è mangiare su una sedia dalla quale si vorrebbe scappare in velocità. Vedersi “buttare” la pizza sul tavolo non è “sentirsi trattati bene”. I colori delle pareti, i quadri appesi; la tipologia di stoffa della tovaglia: voi pensate che solo il cliente “rompino” noti queste sfumature. Ebbene, volete la vera verità? Tutti i clienti sono “rompini”, nel senso che vedono e osservano: alcuni – ecco la differenza – ci passano sopra e vi “perdonano”, altri, invece, vi salutano e non tornano più.
Quindi, ricapitolando: volete essere imprenditori che sanno qual è il bene della loro impresa? Tenete l’occhio desto e allenato, scegliete ogni dettaglio come se doveste ospitare il cliente più esigente del mondo: ossia voi stessi.
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