Cosa imparare dal miglior bar del mondo?
18 Aprile 2017
Giuseppe Arditi – I World’s 50 Best Bars Award edizione 2016 hanno incoronato come miglior bar del mondo – secondo i 467 membri della giuria, provenienti da 57 Paesi – il Dead Rabbit-Grocery and Grog di New York City. Impossibilitati a tornare rapidamente nella Grande Mela per una “prova sul campo”, ci siamo affidati al web e siamo entrati virtualmente nel locale per carpirne i segreti. Ecco cosa abbiamo scoperto:
- Accoglienza estrema: sin dalla home page, e via via scorrendo le pagine, si nota una cura estrema nel dialogo con l’utente, che viene più volte ringraziato
- L’importanza delle radici. Ci troviamo di fronte a un classico Irish Bar volutamente “condotto” verso il 21esimo secolo: tradizione e modernità unite insieme per accontentare gli appassionati dei classici cocktail o whisky e rendere felici anche coloro che seguono diete salutiste o desiderano un po’ di intrattenimento.
- Differenti location: tre sale su tre piani, distinte per occasioni di consumo e tipologia di clientela.
- Menù a gogo: per il pranzo, il brunch, la cena, i giorni speciali.
- Le bevande: dai mix, agli Irish Whiskey, al vino (sono presenti anche due referenze italiane) e allo champagne. In questo bar la gente “viene per i drink e resta per i drink”.
- Il merchandising: con lo stemma del bar si possono acquistare maglie, caffè, regali, sottobicchieri.
Cosa ci racconta il Dead Rabbit?
Che se lavori bene, il tuo locale può diventare un brand. Che devi personalizzare, targettizzare, innovare. Non rimanere ancorato alla tradizione (anche se di puro successo), perché l’evoluzione del consumatore è costante. E così deve essere l’offerta.
Si può importare questo “far bene?”. Ovviamente, le regole del mercato appena citate valgono in ogni parte del mondo, perché il cliente ha le stesse necessità: rilassarsi, mangiare e bere bene, trovare un’atmosfera accogliente, menù variegato.
Un’ultima notazione: nella classifica compaiono anche due locali italiani, il Jerry Thomas Project di Roma e il Nottingham Forest di Milano. Qualcosa si muove…
(foto tratta da https://www.deadrabbitnyc.com/about/)