Cibo e Tv, l’amore continua
13 Giugno 2017
Giuseppe Arditi – I più attenti di voi si saranno accorti che l’offerta televisiva digitale in chiaro propone, da qualche settimana, un nuovo canale, sul 33: Food Network. A quanto pare, la storia d’amore tra cibo e tv continua e non accenna a diminuire la propria intensità sentimentale.
Perché vince il cibo in Tv? Per diversi motivi:
- La gente vuole imparare a cucinare sempre meglio
- Gli italiani hanno “fame” di ricette provenienti anche dalle altre culture e dalle altre parti del mondo
- Già la vita è complessa e il mondo pare andare a rotoli; tra seguire una serie truculenta, oppure un telegiornale che fornisce solo bad news, tanto vale occuparsi di patatine fritte e affumicatura del prosciutto.
Ad avere stancato sono, invece, a quanto pare, le gare di cucina, tra bambini, adulti, personaggi famosi, sportivi. Gli chef pluristellati, che negli ultimi anni sono diventati star assolute della televisione e del gossip, iniziano a generare nello spettatore un certo fastidio. Forse è il format a non piacere più: in ore e ore di trasmissione, non si riesce mai a capire come un piatto viene preparato, non vengono precisati i vari passaggi. Tutta l’attenzione è centrata sul giudizio spietato degli chef e sulle conseguenti lacrime dei concorrenti “asini”.
Cosa ci insegnano, queste due tendenze contrapposte? Elementi che sono utilissimi anche per noi imprenditori, nel momento in cui dobbiamo rendere “vivo” il nostro bar o ristorante:
- Il tempo della narrazione è vivo e vegeto. Le persone vogliono sapere, conoscere, vedere, sperimentare, assaggiare. Non vogliono essere spettatori passivi di fallimenti culinari altrui.
- La conoscenza media relativa ai piatti e alla cucina in generale è di molto aumentata, dunque non dobbiamo commettere l’errore di pensare di riuscire a “intortare” il nostro cliente con una pasta non cotta alla perfezione o con un dolce non gourmet (spacciandolo per tale)
- Dobbiamo sforzarci di rendere il nostro un locale aperto, nel quale, se possibile, i clienti si mettano a lavorare, cucinare, assaggiare. Dobbiamo avviare tante cucine sperimentali, in modo da vendere non solo prodotti o servizi, ma experience.
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