Caro Database, parliamone
12 Aprile 2017
Giuseppe Arditi – “Caro Database, dobbiamo parlare. Ti hanno inserito, vuoto, sul mio computer, ma io non ho tempo, ci sono troppi clienti, troppi pasti e caffè da servire! Non riesco a starti dietro, perdonami, addio”. Questo breve discorso viene pronunciato, mentalmente, da tutti coloro che, gestendo un bar o un ristorante, si trovano di fronte all’annoso problema della conoscenza dei propri clienti, ma non sanno proprio che pesci pigliare. O meglio: la tecnologia c’è, pronta per essere utilizzata e facilitare il lavoro, ma molti non riescono a vedere, a monte, l’utilità di questa ennesima incombenza. E dunque rimandano, rimandano.
Come scrivo nel libro “Il bar di successo”, edito da FrancoAngeli, dobbiamo ragionare in ottica di potenziale aumento della clientela, dunque considerare la compilazione dei campi del database come azione strategica, non come “dovere”. E allora pronti, si parte: per fornire un servizio migliore alla clientela, occorre conoscerla. Con questa filosofia si può chiedere ai clienti di lasciare alcune informazioni (se lo desiderano, previo consenso, ecc.), come nome, occupazione, numero di telefono o indirizzo e-mail. Questa raccolta deve essere delicata e opportuna, nel senso che deve essere eseguita nel giusto momento, quando il cliente non è di corsa, è soddisfatto e felice del nostro servizio. Efficace può essere il do ut des: se mi lasci i tuoi dati, oggi hai la colazione pagata (anche in questo caso, l’eleganza è d’obbligo). A chi è sempre di corsa può essere per esempio chiesto il biglietto da visita.
Una volta raccolte le informazioni e costruito il database, si può iniziare la fase di studio: questi clienti rappresentano i “fedeli e fidelizzati”, che meritano servizi e scontistica ad hoc, prodotti gratuiti e così via. Con loro comunicare diventa più semplice – grazie all’e-mail – a patto che i messaggi inviati siano giusti (ossia non troppi), appropriati e profilati (inutile parlare di brunch a base di uova e bacon a una persona che ha precisato di essere vegana).
È vero, il lavoro di raccolta dati è lungo, complicato (se non eseguito con metodo), ma assolutamente necessario: per targettizzare l’offerta, aumentare la customer satisfaction e far crescere la fidelizzazione. “Caro Database… adesso ho capito”.
https://www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_libro.aspx?ID=23655