Banche e imprese, quale relazione impostare?
30 Marzo 2020
Francesco Megna* – Negli ultimi mesi la variazione delle richieste di affidamento da parte delle imprese brianzole è risultata in calo del 2,8% rispetto a 12 mesi fa. Un dato senz’altro negativo, che va però contestualizzato nel contesto in cui si stanno muovendo le nostre imprese. Da una parte un graduale calo dei fallimenti e dei ritardi nei pagamenti; dall’altra un ridotto rischio di impresa e una minor convinzione verso gli investimenti produttivi; l’aumento dei costi di produzione; la disponibilità di personale qualificato, la pressione regolamentare e i nuovi scenari competitivi.
È possibile poi evidenziare un processo di selezione dovuto alla progressiva uscita dal mercato delle aziende più fragili. In uno scenario macro economico difficile, gli ultimi mesi hanno fatto così registrare un ridotto numero di richieste di credito presentate dalle aziende alle banche rispetto a 12 mesi fa.
Il mercato del credito sta vivendo una fase di forte evoluzione, condizionato anche da nuove normative e dall’altro di tecnologie all’avanguardia. Per le aziende di credito si presenta così l’occasione di utilizzare soluzioni di open banking per sviluppare nuovi servizi e occasioni di relazione con le PMI. A cominciare dal patrimonio informativo messo a disposizione, le banche posso utilizzare strumenti di tecnologia innovativa che consentono di analizzare le esigenze dell’imprenditore e di rispondere con servizi appropriati. Il tutto con logiche che vanno oltre il merito di credito e permettono di accompagnare l’azienda in tutte le fasi del processo: dalla richiesta di un finanziamento alla proposta di servizi ad alto valore aggiunto, quali ad esempio il supporto all’internazionalizzazione. Il tutto per favorire l’accesso al credito delle imprese richiedenti. Altro dato di rilievo è rappresentato dal calo dell’importo medio richiesto che si attesta intorno ai 70.000 euro (-2,1%). Entrando nel dettaglio, per le società di capitali l’importo medio richiesto è pari a 89.000 euro c. (-3,2%) contro i 31.000 euro richiesti dalle ditte individuali (-6,2%).
L’effetto espansivo della pressione concorrenziale tra le banche e le nuove soluzioni innovative in corso non hanno compensato interamente il contributo moderatamente restrittivo esercitato dal maggior rischio percepito: il basso livello dei tassi di interesse avrebbe comunque esercitato un contributo espansivo. Si evidenzia altresì che il credito bancario non rappresenta più comunque l’unica fonte di finanziamento per le PMI: il 28% delle nostre Imprese non ricorre al capitale bancario per finanziare la propria attività. Quota in netto aumento rispetto al 2009 (17%). In particolare il 18% fa affidamento a capitale proprio e fondi interni, mentre il 10% si appoggia a risorse non bancarie.
*Responsabile Commerciale settore banking