Apprendimento… cioè?
6 Dicembre 2017
Donatella Rampado – Davvero conosciamo le parole che usiamo abitualmente? Non credo. Non solo i bambini, ma anche gli adulti spesso non eseguono correttamente un lavoro perché non conoscono il significato corretto di alcune parole comprese nel mansionario (fattura, rid, riba, scheda intervento… inglesismi vari…).
Leggendo il libro “Problemi del lavoro” (Hubbard L.), mi sono accorta di come la mancanza di un mansionario e di una mancata comprensione del proprio ruolo professionale fossero uno dei motivi di una performance scadente. Cominciai così a parlare di “apprendimento” e della necessità che tutta l’organizzazione lo accelerasse per essere capace di affrontare e risolvere i problemi.
E mi accorsi… che velocizzando il tasso di apprendimento, tutta la struttura aveva guadagni concreti.
Qual è la sfida reale? Convincere le aziende: è infatti comune pensare che i problemi non derivino dalla mancanza di conoscenza, ma dal mercato, dalla concorrenza e in alternativa dagli altri! Spesso, per esempio, si incontrano responsabili che credono di sapere già tutto quello c’è da sapere della propria area. Ma allora, se sanno già tutto, è lecito domandarsi: “Perché l’azienda va male? Perché il prodotto o servizio non hanno avuto successo? Perché hanno un turnover così alto? Perché la percentuale dei clienti fidelizzata è così bassa?”.
Il “capo” che non ha le risposte, e che quindi non sa, teme di non essere più riconosciuto come tale, teme la perdita di prestigio e quindi la soluzione più facile non è – come sarebbe logico – apprendere: no! La soluzione, talvolta anche inconscia, è incolpare qualcun altro.
Come si dirige la squadra all’apprendimento?
1) Percezione: significa saper osservare il proprio ambiente. Il proprio mercato di riferimento, la concorrenza e le espressioni paraverbali dei propri clienti. Bisogna essere sensibili e attenti e sapersi calare attivamente nel proprio ambiente.
2) Prevenzione: cosa possiamo fare nel caso accadesse…? Sperare che tutto sarà come dieci anni fa in un mondo sempre in continuo cambiamento è utopistico e fa fallire velocemente.
3) Cambiare: i cambiamenti sociali influiscono, possono creare nuove opportunità o toglierle. Ogni cambiamento porta con sè delle opportunità, se le si vogliono cogliere!
Questo il mio pensiero finale: più riusciamo a immaginare il futuro della nostra attività, più aperti e ricettivi saremo ai segnali del mondo esterno.
Se l’apprendimento comincia dalla percezione e dalla osservazione, non avremo problemi a condurre la nostra attività in momenti di difficoltà, perché vivremo la situazione problematica come un’opportunità di apprendimento.
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