Anche la ristorazione chiede aiuto
28 Luglio 2020
Francesco Megna *- Sono parecchie Aziende radicate in Brianza che hanno attinto ai prestiti riferibili al decreto liquidità, erogati per affrontare l’emergenza prima fino a 25.000 euro, poi a quota 30.000. Alcune richieste sono arrivate dalle start up, da imprese che con i loro programmi e i loro progetti puntano su un nuovo inizio. Hanno chiesto in media 19.000 euro. È la fotografia di un’area colpita che cerca di riprendersi e ripartire. A guardare la distribuzione geografica, si può notare come gran parte dei prestiti siano stati richiesti nei centri urbani più significativi; ma anche dalla altre località ci sono segnali. Un’operazione emergenziale del debito che sta consentendo a centinaia di aziende di sopravvivere. Probabilmente non si poteva fare di più. Certo, non può bastare. Il Covid 19 ha consentito di svelare un Paese con le sue fragilità, ma con una capacità di resistenza formidabile. Ci sono poi le richieste di cassa integrazione e i bonus legati alle partite Iva. Oltre l’80% delle richieste proviene dal segmento ‘microimprese’, piccole aziende, mentre il restante da quelle più strutturate (13% le piccole, 7% le medie). L’importo medio del prestito è pari a 22.000 euro (19.400 per il segmento ‘small’, 24.100 per le altre). Trattasi per la maggior parte di aziende già affidate.
Quali sono i settori che più degli altri stanno soffrendo?
Commercio, ristorazione edilizia rappresentano una richiesta su due. La debolezza si concentra nelle aree nei quali i consumi sono crollati e la capacità di intervento del settore pubblico è molto frenata. Le idee non mancano, vanno però messe in pratica. Occorre riflettere non solo sull’emergenza attuale, ma anche sul domani, e dotarsi di strumenti idonei per capire come cambiano i flussi; utilizzare la tecnologia, i canali esteri. E coinvolgere i giovani, energie pure e nuove. Il commercio al dettaglio rappresenta quasi il 20% delle richieste, seguito dalla ristorazione, con il 15%. Le piccole imprese che eseguono lavori di costruzione specializzati nei cantieri hanno chiesto i prestiti da 25.000 euro fino al 91%. Le filiere produttive soffrono. È fondamentale il rapporto tra fornitori e aziende di grandi dimensioni. I tempi di pagamento dilatati influiscono sulla salute delle nostre aziende. Soltanto il 4% delle richieste arriva da imprenditrici, che in buona parte rinegoziano vecchie posizioni a debito.
La parte più impegnativa arriva però adesso: come guidare queste imprese in progetti più maturi, aiutarle a recuperare quote di mercato e svilupparsi? I livelli di produzione industriale sono ancora inferiori di quasi il 20%. La domanda resta debole, in particolare quella estera, sulla quale continua a pesare la diversa tempistica nella diffusione del virus nel resto del mondo: in questa fase risultano più penalizzate le esportazioni italiane in Usa e Sud America. Gli ordini in volume sono diminuiti del 28% all’anno in giugno e del 39% in maggio. Le imprese con elevata propensione all’export hanno evidenziato un recupero più lento rispetto a quelle orientate al mercato interno. Per quanto invece riguarda la domanda interna, il recupero dovuto alla riapertura delle attività è soffocato da una estrema incertezza sui tempi di uscita dalla crisi in Italia. È proprio l’incertezza che accentua negli operatori economici un atteggiamento di prudenza nella gestione dei bilanci, motivo per cui continuano a frenare consumi e investimenti. Nel manifatturiero aumentano le scorte e ciò può essere dovuto ad una dinamica della domanda inferiore a quella attesa.
*Responsabile Commerciale settore banking