Chi non ha ancora il temporary manager?
7 Febbraio 2020
Francesco Megna – In Brianza le imprese che hanno saputo tenere il passo dell’innovazione in questi periodi turbolenti sono quelle che hanno puntato sia su nuove figure professionali, che sulla formazione. La figura professionale più richiesto dalle Pmi negli ultimi tempi è il manager che si occupa dell’analisi dei mercati esteri e della pianificazione di una linea che possa consentire l’introduzione di un prodotto o servizio all’interno di questi mercati (lo cerca un’azienda su tre), un ruolo che sta ottenendo parecchi consensi soprattutto negli ultimi tempi, grazie anche ai bandi del Ministero per lo Sviluppo Economico riferibili all’internazionalizzazione. Altre aziende considerano necessario l’innovation manager (24%), figura professionale determinante nell’analizzare e controllare tutte le attività del business aziendale, prevedendo quali abbiano bisogno di un sostegno in tema d’innovazione.
Ultimamente è comparso poi il temporary manager (2%), una posizione lavorativa utilizzata in azienda per brevi periodi, dai 3 ai 9 mesi, per aiutare i dirigenti in un processo di riorganizzazione, coordinamento e riconsiderazione delle strategie aziendali, come i passaggi di proprietà o di generazione, il lancio di un nuovo prodotto o di una nuova linea di produzione o lo sbocco verso nuovi mercati. Per il 18% delle Pmi, invece, il manager di rete è diventato basilare nell’agevolare i processi di sviluppo e la creazione di reti di imprese. La novità è comunque rappresentata, come sopra descritto, dal temporary manager che può ricoprire diverse funzioni all’interno dell’azienda: può occuparsi di un’operazione specifica abbinata all’import/export aziendale, trattare il potenziamento dei processi aziendali e il controllo dei costi operativi; può rappresentare per esempio un esperto del processo di quotazione in borsa e coordinare l’area finanziaria, qualora un’impresa voglia quotarsi in un mercato secondario. Lo “skill” fondamentale di questo dirigente è però la conoscenza approfondita e puntuale delle tecnologie, circostanza che gli permette di essere impiegato dall’impresa per riconoscere quelle più innovative e conformi con l’azienda stessa. Le stesse aziende però non possono rinunciare al loro patrimonio fatto di storia, tradizione e know-how. Occorre un percorso comune che consenta di lanciare brevetti e prodotti all’avanguardia che permettano, anche alle imprese di minori dimensioni, di fare il salto di qualità e di diventare attrici del cambiamento nel modo di fare impresa.
Indubbiamente importante, per il successo delle nostre Pmi, è la formazione pianificata dalla stessa azienda per i suoi dipendenti. La formazione è uno dei più importanti driver che un’azienda ha per rimanere competitiva in un contesto segnato dalla crisi e da cambiamenti continui. Una maggiore elasticità professionale dei propri collaboratori si può ottenere solo attraverso lo sviluppo e la valorizzazione delle risorse umane. La formazione consente all’azienda di diffondere il piano strategico e di motivare e coinvolgere i dipendenti a programmare nel miglior modo possibile i loro compiti, tenendo ben presente gli obiettivi da raggiungere.
*Responsabile Commerciale settore banking