L’importanza dell’etichetta. Anche al bar
11 Ottobre 2016
Chi legge l’etichetta dei prodotti? Sino a qualche anno fa la risposta sarebbe stata “nessuno”. Oggi la risposta è “tutti”. L’educazione alimentare che ha modificato le scelte del consumatore nell’ultimo decennio ha anche coinvolto la sua consapevolezza e la sua attenzione: le persone vogliono mangiare meglio, sono preparate sui valori nutrizionali e soprattutto vogliono sapere cosa c’è dentro ai prodotti. Non è più un discorso di scadenza della referenza o di sua freschezza, ma proprio di mutata propensione alla conoscenza.
Un tempo nessuno si sarebbe sognato di controllare, in riferimento a una bistecca di carne: da quale animale proviene, dove questo è stato allevato, cosa ha mangiato, dove è stato macellato. Oggi, tutti, anche i più anziani, inforcano gli occhiali, leggono e studiano e poi decidono. Insomma, puntano alla qualità (o su quella che loro percepiscono come tale). Il discorso fila senza problemi quando l’acquisto è disintermediato, come al supermercato: il soggetto guarda, tocca, legge, compra/non compra e le informazioni sono tutte a sua disposizione.
Ben altro il discorso quando lo stesso soggetto si trova al bar o al ristorante: di brioche, latte, prosciutto, pane non si vede che il prodotto “nudo”, ossia senza confezione o imballo. E possono nascere dei dubbi in merito alla freschezza, alla provenienza, agli ingredienti, agli allergeni e così via.
La legge ha normato questo delicato passaggio di informazioni e i locali sono chiamati ad affiggere gli ingredienti dei prodotti, specie in riferimento alla presenza di allergeni. Attenzione, però: rispettare la legge potrebbe voler dire, per l’operatore poco attento, predisporre una cartellonistica sciatta, collocata in uno spazio laterale e poco “raggiungibile” dall’occhio del consumatore. Eppure, abbiamo appena visto che il consumatore ricerca con forza informazioni relative a ciò che sta per mangiare: perché non accontentarlo?
Se il consumatore trova ben esposti gli ingredienti di un certo prodotto, potrà consultare il documento – specie se ben scritto, a caratteri grandi, ben illuminato e graficamente accattivante – e poi scegliere in libertà e con soddisfazione se consumare o meno pane, pizza, fetta di torta e così via.
Non si parla di investire, riprogettare il locale, cambiare il menù: solo di curare una piccola parte del servizio fornito (piccola per noi, gigantesca per il consumatore). Vale la pena pensarci.