Ristorazione, avanti tutta
28 Luglio 2016
Di Giuseppe Arditi
La Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, ha reso noto l’andamento del settore e finalmente possiamo iniziare a respirare a polmoni più pieni. Nei primi tre mesi di quest’anno, “L’indice del fatturato (valore corrente che incorpora la dinamica di quantità e prezzi) delle imprese di ristorazione (bar, ristoranti, mense) è stato pari a 88,7”. La variazione, rispetto all’anno precedente, è positiva, pari al 2,4%. Dunque ci siamo, la ripartenza è iniziata. L’ottimismo è d’obbligo, anche se bisogna ricordare che il dato viene confrontato con un periodo (i tre mesi corrispondenti del 2015) molto negativo.
Altro tassello da considerare: il dato della ricettività cresce assai bene, attestandosi a +6.
Cosa ci dicono queste percentuali? Che la gente ha ripreso a muoversi e a stare fuori casa con meno ansia di “spendere il meno possibile”. Che timidamente si stanno riaffacciando le ferie, intese come momento di relax che è possibile far durare qualche giorno.
Che l’idea di trascorrere una serata al ristorante non è più tabù, e non è relegata solo alla pizza e alla bibita.
Come detto: timido ottimismo e avanti tutta. Il consumatore che serviamo ogni giorno nei nostri locali non è più quello del tempo pre-crisi. Ha acquisito una nuova consapevolezza: non solo del valore del (poco) denaro che possiede e che può spendere, ma anche della qualità del cibo; del servizio. Ha introdotto nel suo vocabolario alimentare termini quali “filiera”, “tracciabilità”, “chilometro zero”, ma anche “street food”, “contaminazione”, “fusion”. La ristorazione tutta deve prendere coscienza di questi input, per agganciare la ripresa nel giusto verso: inutile concentrare sforzi e investimenti su innovazioni o iniziative che non sono in linea con i desiderata dei clienti. Chiarezza, trasparenza, qualità: su questi tre elementi si può fondare la nostra offerta, nell’attesa che realtà terze, più grandi di noi (penso ai decisori della politica e dell’economia) portino stabilità a questo Paese. Noi ci siamo, ma non tutto sta nelle nostre mani.