La carne rossa e la sfida dell’hamburger gourmet
13 Aprile 2017
Giovani allevatori che portano il manzo giapponese in Trentino Alto Adige; catene di hamburger gourmet che nascono come funghi; hamburger che diventano il comfort food della domenica anche per gli italiani. I messaggi sono chiari: nonostante il consumo di carne, nel nostro Paese, sia in picchiata libera, le persone accettano di consumare proteine animali a patto che ci siano qualità e sfiziosità di mezzo. Non si sta parlando, per intenderci, della classica “svizzera”, nè del panino proposto dalla più famosa catena di fast-food. È richiesto ben altro, a partire dall’eccellenza dell’animale che ha “prodotto” quella carne (meglio se è stato allevato in Italia e se ha mangiato cibo sano, e se ha vissuto all’aria aperta), dalla sapienza artigiana di chi lo assembla e lo cuoce nella giusta modalità, dal gusto con cui viene proposto con il giusto pane e la giusta verdura.
Mentre l’università di Oxford cerca di codificare l’hamburger perfetto, per dimensione e tipologia di carne, gli operatori italiani si stanno attrezzando, e con essi Ristopiù Lombardia, per offrire l’esatta esperienza al cliente, in termini di bontà, qualità, sapore, giusta percentuale di grassi e salutismo (eh sì, anche se si tratta di junk food). Per questo motivo grande spazio è stato dedicato, all’interno del Catalogo Eccellenze di Ristopiù Lombardia, alle tipologie di carne che possono dare vita ad hamburger gourmet: si pensi alla chianina, all’angus, alle produzioni più di nicchia, come il cinghiale, il cervo crudo, il bufalo, l’agnello, per arrivare al canguro. La competenza, in questo caso, ossia la perfetta qualità del prodotto, è garantita dai fornitori specializzati. In alcuni casi gli hamburger sono da cuocere, in altri casi già cotti e grigliati. Attenzione a non dimenticare, proprio in un tempo in cui la carne è posta sotto la lente di osservazione, l’importanza dell’inserimento, nel menù, degli hamburger vegetali.